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50 candeline per il Piper Club

Dal Piper Club sono passati: Shapiro, Renato Zero e Kurt Cobain. A cura di Antonietta Di Vizia.

Il Piper Club è il secondo locale più antico d’Europa, un luogo che ha condizionato mode e generazioni di giovani, che ha fatto conoscere talenti e lanciato personaggi simbolo della musica italiana e che ha cambiato il modo di vivere la notte.
A distanza di 50 anni esatti dalla sua apertura, lo storico Piper Club di Roma ha festeggiato il 17 febbraio 2015 il suo mezzo secolo di storia. Era il 17 febbraio del 1965 quando Giancarlo Bornigia e Alberigo Crocetta decisero di dare vita a quello che sarebbe stato il tempio del beat e delle generazioni successive.
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Per il cinquantenario della nascita del locale – il più longevo d’Europa insieme al Cavern di Liverpool – i figli del suo fondatore hanno regalato a Roma una serata evento gratuita, in cui si sono ripercorsi attraverso immagini inedite, musica live e dj set, la Storia del Piper Club. Una storia indissolubilmente legata a quella italiana, al costume e alla musica del bel paese, che è stata raccontata con immagini e con lo spettacolo live “C’era una volta il Piper Club”. Un viaggio all’insegna della musica, in cui un’orchestra di 9 elementi ha accompagnato sul palco giovani cantanti in un cronologico susseguirsi di successi, alternati ai fatti di cronaca che hanno caratterizzato lo scorrere di questi 50 anni.
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La storia del Piper Club:
Come sempre, si guardò all’Inghilterra, quando l’impresario Giancarlo Bornigia e l’avvocato Alberigo Crocetta , agli albori del 1965 si lanciarono nell’impresa, decidendo di ricavare un club da quello che sarebbe dovuto diventare originariamente un cinema. Pensarono quindi a un ambiente che mostrasse anche segni artistici di altri linguaggi del momento alle pareti, quadri di Warhol, Rotella, Schifano, Manzoni; e una pista da ballo dove scatenare gli ansiosi di novità nella imperante stagione del beat approdata anche in Italia.
Ad aprire quel 17 febbraio fu il gigante Shel Shapiro con la sua chitarra a coda di rondine, insieme con i Rokes. Avevano già accompagnato in TV Rita Pavone, ma presto avevano preso una strada autonoma ed ebbero grandissimo successo con cover e pezzi originali, a partire da “Ma che colpa abbiamo noi” che è rimasto il loro pezzo più famoso. Ma il beat non fu solo di importazione, in via Tagliamento arrivò anche l’Equipe 84 di Maurizio Vandelli, e l’entusiasmo generale di Roma verso quel primo club non ingessato e situato nell’incantevole quartiere Coppedè, la cosidetta Roma bene, rivolto espressamente al pubblico giovanile fu tale, che in poche settimane si riempì di modaioli e inquieti e aspiranti alla gloria.
Primo fra tutti Renato Zero, che aveva come amiche Mimì Martini e la sua sorella più piccola Loredana Berté. Al Piper scaldò i motori anche Caterina Caselli, ma una delle fanciulle del beat italiano che deve tutto al Piper ė Nicoletta Strambelli, capello biondo e mini gonna, sotto il nome di Guy Magenta. All’epoca ballava soltanto, in pista, e non poteva passare inosservata: Crocetta le si avvicinò e le chiese se sapeva cantare. Nacque così la Ragazza del Piper. Ma al Piper Club arrivarono anche Maurizio Arcieri con i New Dada, Rocky Roberts, i Primitives e soprattutto poi i Pink Floyd, giovanissimi, nel ’68. Il successo raggiunto permise al Piper Club varie trasformazioni artistiche verso gli Anni ’80. Nel 1989 perfino Kurt Cobain con i Nirvana passarono di lì, e le cronache narrano che Kurt si espresse nello show della rottura della chitarra e dell’arrampicamento su una trave, con minaccia di buttarsi di sotto, ma erano cambiati i tempi.
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Oggi il Piper Club è un tempio della disco, uno dei locali più trendy della Capitale, dove poter ascoltare musica di tendenza e cantanti affermati nella stessa sera, in quel insolito mix anticonformista e allo stesso tempo ricercato, che ne fanno un locale d’eccellenza della buona musica internazionale.

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